Racconta un’antica storia popolare cinese di un vecchio contadino al quale una mattina fuggì il cavallo che adoperava nel lavoro dei campi.
Alla notizia i vicini di casa si recarono subito dal contadino per manifestargli la lorovicinanza in questo momento di grande sfortuna per lui.
“Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo?!“, si limitò a dir loro il vecchio contadino. Il giorno seguente, infatti, il cavallo fuggito fece ritorno alla stalla; aveva trascorso la notte sulla montagna e, tornando a valle, era stato seguito da una mandria di cavalli selvatici.
Quando i vicini vennero a saperlo, subito corsero dal vecchio per congratularsi con lui della straordinaria fortuna che gli era capitata!
“Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo?!“, sentenziò nuovamente il contadino.
Fu così che quello stesso giorno il figlio del contadino decise di cavalcare il più forte dei cavalli selvaggi, perammaestrarlo e utilizzarlo nel lavoro nei campi. Ma mentre tentava didomarlo, il cavallo selvaggio lo disarcionò, facendo cadere violentemente a terra il figlio del contadino che si ruppe una gamba.
Ancora una volta la gente del villaggio non esitò nel correre a casa del contadino perpiangere insieme a lui l’evidente disgrazia che su di lui si era abbattuta. Ma ancora un volta il vecchio non si scompose più di tanto e si limitò a sentenziare: “Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo?!”
Avvenne infatti che in Cina scoppiò una terribile guerra e che i capi dell’esercito, che viaggiavano di villaggio in villaggio per reclutare soldati, vedendo il figlio del contadino con una gamba rotta non si fermarono e passarono oltre.