Una volta l’Imperatore di Cina, “Figlio del cielo”, ebbe in regalo 55 magnifici vasi in porcellana. Erano proprio stupendi e di grande valore. La tinta dominante era il blu, con quelle inimitabili sfumature violette che nelle contraffazioni non vengono mai. Una meraviglia.
L’imperatore ne andava orgoglioso, tanto che fece persino costruire un palazzo per ambientare degnamente quei capolavori. Incaricò anche un mandarino di averne cura: egli solo poteva toccare i vasi e spolverarli delicatamente. “E guai a chi dovesse danneggiarli” disse severamente nel dare la consegna. “Se qualcuno mi sfregia un mio vaso gli taglierò le mani e se qualcuno dovesse romperne uno, lo pagherà con la sua testa”.
Il mandarino ci mise tutto il suo impegno, ma ahimè una sera andò ad urtare un vaso che cadde e si ruppe. Il giorno dopo anche la sua testa rotolò per terra. Un secondo e un terzo custode subirono la stessa sorte. I rischi di quell’incarico erano superiori ai vantaggi e cosi nessuno a corte aveva il coraggio di accettarlo.
Alla fine si presentò un vecchio saggio, arzillo e sorridente. “Per me” disse “che ho già settant’anni, anche se va male ci rimetto poco”. Le sue maniere piacquero cosi tanto all’Imperatore che decise di assegnargli l’incarico pur con le solite esortazioni e minacce. Com’ebbe ricevuto l’incarico il vecchio si mise subito al lavoro: prese un grosso randello e con l’irruenza di un energumeno, menando colpi all’impazzata fracassò tutti i vasi, dal primo all’ultimo. Una montagna di cocci.
Fuori di sé per la collera, l’Imperatore gli si avventò contro: “Cosa hai fatto maledetto selvaggio?” “Figlio del cielo” rispose il vecchio saggio con imperturbabile calma, “ho salvato la vita a cinquantuno dei vostri migliori sudditi”. L’Imperatore ci pensò su per qualche secondo, poi comprese e lo nominò Mandarino di corte.
Tratto da Storie di cento paesi